Franz Xaver Messerschmidt 1736-1783
Franz Xaver Messerschmidt 1736-1783

Franz Xaver Messerschmidt 1736-1783

Note biografiche
Nato in Baviera da una famiglia di modesti artigiani, Franz Xaver Messerschmidt (1736-1783) compì l’apprendistato a Graz e a Monaco presso gli zii scultori Johann Baptist e Phillipp Jacob Straub. Nel 1755 si iscrisse all’Accademia di belle arti di Vienna, allora diretta dal pittore di corte Marteen van Meytens che lo prese sotto la sua protezione e grazie al quale ottenne la sua prima importante commissione: la realizzazione dei busti in bronzo dell’imperatrice Maria Teresa e di suo Marito Francesco I per le sale dell’Arsenale. Rientrato a Vienna dopo un breve viaggio di studio a Roma nel 1765, Messerschmidt riprese l’attività di scultore a corte, realizzando al contempo i ritratti di alcuni importanti letterati e intellettuali viennesi, contrassegnati da una marcata svolta in senso neoclassico, che si coglie nell’impostazione rigidamente frontale, nella sottile tendenza all’astrazione e nella rinuncia ad ogni elemento decorativo superfluo.

Nel 1769 fu accolto come membro dell’Accademia di belle arti e nominato professore aggiunto. Verso il 1771 cominciarono a manifestarsi i primi sintomi di una instabilità mentale, a causa dei quale nel 1774 gli venne rifiutato, il posto di professore titolare che gli sarebbe spettato di diritto. Profondamente offeso l’artista lasciò Vienna, portando con sé solo alcune opere tra cui, pare, le prime cinque “teste di carattere”. Dopo un breve soggiorno in Baviera, dove aveva sperato di ottenere incarichi presso la corte di Monaco, nel 1777 si stabilì a Pressburgo, l’odierna Bratislava. Qui Messerschmidt riprese la sua attività di ritrattista, realizzando tra l’altro una serie di piccoli medaglioni d’alabastro, ma soprattutto riuscì a tenere a bada i suoi demoni interiori riversando le angosce della propria psiche disturbata nella serie di teste maschili, che in seguito furono chiamate “teste di carattere”, a cui continuò a lavorare ossessivamente fino alla morte, avvenuta nel 1783.

Vicende e fortuna delle “teste di carattere”
Dopo la scomparsa di Messerschmidt, le “teste di carattere”, in parte realizzate a fusione in una lega di stagno e piombo, in parte in alabastro, furono ereditate dal fratello Johann Adam che, dopo aver venduto separatamente alcune singole opere, cedette in blocco un insieme di quarantanove teste. Nel 1793 questo gruppo fu esposto a Vienna presso l’Ospedale civico. In tale occasione fu pubblicato un libretto, di autore anonimo, nel quale le sculture, definite per la prima volta “teste di carattere”, furono numerate e identificate con titoli che le descrivono in modo ridicolo e grottesco e che, in mancanza di valide alternative, sono in uso ancora oggi.

Acquistate in seguito da un certo Joseph Jüttner furono nuovamente esposte a Vienna nel 1835, mentre nel 1839 il giornale Der Adler dedicò loro un articolo a cui era allegato un supplemento illustrato con un’immagine litografica in cui sono rappresentate tutte le quarantanove opere. Nel 1889 l’insieme fu smembrato e le teste furono venute all’asta separatamente: una decina furono acquistate dall’urbanista Camillo Sitte come materiale didattico per la Staatsgewerbeschule (Scuola statale di arti applicate) di cui era direttore, altre due entrarono nella collezione di Emil Zuckerkandl e di sua moglie Berta, il cui salotto fu in seguito frequentato da alcuni protagonisti della Secessione viennese, come il pittore Gustav Klimt e l’architetto Josef Hoffmann.

Un approccio completamente nuovo all’opera di Messerschmidt fu offerto nel 1932 dagli studi di Ernst Kris, storico dell’arte ma anche seguace delle teorie di Freud sulla psicoanalisi che, analizzandone non solo la produzione artistica ma anche le vicende biografiche, giunse allo conclusione che lo scultore soffriva di schizofrenia e che le teste di carattere sono un prodotto e una conseguenza della sua malattia. Da quel momento la fama dell’artista andò incontro ad una crescita esponenziale, che ben presto varcò i confine dell’Europa centrale rendendo le sue opere ricercate dai musei di tutto il mondo.

Le opere di Messerschmidt a Palazzo Coronini
Sebbene ne siano state rintracciate attualmente solo 38, l’aspetto delle 49 teste esposte ripetutamente a partire dal 1793, e identificate nell’occasione con una serie di bizzarri titoli, è noto grazie alla litografia pubblicata nel 1839. Le due teste delle collezioni Coronini non erano incluse in questo gruppo poiché probabilmente erano state precedentemente vendute dal fratello di Messerschmidt, che appose le iniziali “F. M. Sch.” e forse intervenne anche con alcun rifiniture a freddo. Contrariamente alle altre opere della serie, in grado di reggersi autonomamente su una base direttamente incorporata nel busto, quelle goriziane, in seguito a un successivo rimaneggiamento, poggiano invece su un supporto di legno, inserito in un piedistallo di alabastro. Identificate dagli studiosi come Variante della semplicità di spirito più grande e Variante di un intenso odore, con riferimento ai titoli di due opere molto simili incluse nel gruppo di quelle esposte nel 1793, le due teste goriziane erano invece state chiamate da Guglielmo Coronini lo Starnuto e l’Uomo che guarda il sole.

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Dai documenti d’archivio risulta infatti che fu proprio il conte ad acquistarle nel 1937 dalla principessa Eleonora Palffy Daun, cugina di suo padre Carlo, per la cifra di 2000 scellini. Solo nel 1940, tuttavia, furono importate in Italia e poi trasferite insieme agli altri beni di famiglia a Venezia per tutta la durata della seconda guerra mondiale. Eleonora Nugent aveva sposato nel 1889 il principe Vilmos Palffy Daun la cui famiglia, una delle più antiche e nobili casate ungheresi, aveva numerose proprietà nella città di Bratislava, tra cui anche il borgo di Zuckermandel in cui si trovava l’abitazione di Messerschmidt. Proprio per tale ragione, sebbene manchino al momento riscontri documentari, pare probabile che anche il piccolo tondo con un ritratto femminile appartenesse originariamente ai Palffy Daun, e che sia giunto ai Coronini insieme ad altri beni di Eleonora dopo la sua morte nel 1947. Il tondo, dall’evidente impostazione neoclassica nel richiamo alla medaglistica antica, appare molto simile a quelli in alabastro che Messerschmidt eseguì su commissione a Bratislava, ma è l’unico conosciuto realizzato a fusione con una lega metallica analoga a quella delle teste.